Le spese del Consiglio regionale del Lazio alla luce della giurisprudenza costituzionale

di | 24 Settembre 2012 | 5 commenti Leggi

Le recenti vicende che riguardano le spese del Consiglio regionale del Lazio erano largamente prevedibili se ci si prende la briga di rileggere una discutibile, non recente, sentenza della Corte costituzionale – si tratta della sent. 30 luglio 1997, n. 289, riportata in questa rivista con un mio commento.

Con tale sentenza è stato affermato il seguente principio: «non è suscettibile di sindacato da parte del giudice contabile una delibera (del Consiglio di presidenza di un Consiglio regionale) concernente una spesa per attrezzature necessarie al funzionamento del Consiglio regionale».

Chi scrive fu uno dei pochi a segnalare con un commento fortemente critico (intitolato Le spese dei Consigli regionali ed i giudici di Berlino, pubblicato a suo tempo in Giust.it – Giustizia amministrativa) i pericoli che erano insiti in tale sentenza, che finiva per rendere impossibile un controllo della Corte dei Conti sulle spese (già allora pazze e comunque discutibili) deliberate dai vari Consigli di presidenza dei Consigli regionali.

Con ciò non voglio dire che la colpa di quanto sta emergendo in merito alle spese del Consiglio regionale del Lazio sia da attribuire al Giudice delle leggi.

Voglio solo evidenziare che l’affermazione di taluni principi (come quello dell’autonomia costituzionalmente garantita alle assemblee elettive) ed i timori di una loro possibile compromissione (ad opera della magistratura contabile), pur apprezzabili in astratto, non possono essere declinati senza tener conto della realtà e cioè del fatto che le assemblee elettive non sono affatto composte da galantuomini, i quali dovrebbero dare il buon esempio e garantire (tramite un auto-controllo) il buon governo della cosa pubblica.

Il sistema della separazione dei poteri non può in ogni caso prescindere da una serie di controlli (checks and balance) che sono previsti in tutte le democrazie, specie nel caso in cui (com’è accaduto in Italia) ingenti somme di denaro vengano gestite da associazioni non riconosciute, quali sono gli attuali partiti politici, per i quali peraltro la nostra Carta costituzionale prevedeva una apposita disciplina legislativa (che, com’è noto, non è mai intervenuta).

Quel che impressiona nel caso delle spese regionali del Lazio è la protervia non disgiunta da disinvoltura con la quale si cerca di giustificare lo sperpero di ingenti somme.

Significativo in tal senso è l’atteggiamento dell’ex capo gruppo del Lazio Fiorito, il quale, anzicchè andarsi a nascondere, fa il giro delle sette chiese televisive – da ultimo ieri è andato alla trasmissione della Tv La 7 di Telese e Porro, accompagnato dal suo fido avvocato, ammettendo candidamente che – è la dichiarazione più sconcertante – vent’anni fa era a manifestare contro Craxi sotto l’Hotel Raphael di Roma per conto dell’allora MSI per chiedere un completo repulisti della politica, calvalcando l’onda del fenomeno “Mani pulite”.

Quel che sconcerta di più è inoltre quanto risulta da alcuni articoli di stampa dell’ultima ora, secondo i quali il Consiglio di Presidenza del Lazio ha incrementato a più riprese, con apposite delibere e senza alcuna motivazione, il fondo destinato alle spese dei Consiglieri regionali – sino a portarlo a circa 14 milioni di euro annui – con l’unanimità dei consensi di tutti i componenti del Consiglio di Presidenza, compresi i rappresentanti del Partito democratico e dell’Italia dei valori. Alla luce di ciò, le dimissioni dei consiglieri regionali dell’opposizione, così come i presunti “tagli” deliberati dal Consiglio regionale la scorsa settimana su proposta della Giunta Polverini, sono da considerare fuori tempo massimo.

Per riportare un minimo di moralità nelle istituzioni, occorre invece non solo azzerare i Consigli regionali che hanno disinvoltamente sprecato denaro pubblico, ma anche occorre prevedere dei controlli non solo sui bilanci dei partiti, ma anche sulle spese dei vari Consigli di Presidenza.

Ma soprattutto occorre interrogarsi seriamente – come ha fatto giustamente Michele Ainis in un recente articolo di fondo pubblicato sul Corriere della Sera di sabato scorso (intitolato I pachidermi delle Regioni – Eccessi di un decentramento) – circa l’utilità delle Regioni, così come sono in atto previste e disciplinate.

Negli ultimi tempi c’è stato un accanimento nei confronti delle Province che, svuotate di molte funzioni, sono apparse fonte di sprechi. Non ci si è accorti invece che i veri sprechi, soprattutto nel settore della sanità (si calcola che solo la sanità regionale abbia contribuito ad incrementare di 90 miliardi di euro il deficit dello Stato), sono da attribuire alle Regioni ed ai vari Consigli regionali, organizzati come tanti piccoli miniparlamenti che distribuiscono spesso soldi in cambio di voti.

Significativo è l’esempio offerto dalla Regione che conosco meglio e cioè la Regione siciliana, che ha sprecato montagne di soldi pubblici, anche di provenienza comunitaria, inutilmente e che ha finito per costituire una fonte di sottosviluppo.

Eviteremmo così anche di sentire l’ex capogruppo del PDL al Consiglio regionale del Lazio rispondere alla domanda: come vede il suo futuro politico? nel seguente modo: “Lo vedo Fiorito”.

Giovanni Virga, 24 settembre 2012.

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Category: Amministrazione pubblica

Commenti (5)

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  1. sergio auriemma ha detto:

    Probabilmente (ma il profilo merita un più ampio ragionamento, non praticabile in questa sede)la chiave di volta per una soluzione della problematica possa ritrovarsi nel punto in cui la Corte costituzionale afferma : “Il che comporta la riconducibilità all’art. 122, quarto comma, della Costituzione delle opinioni espresse e dei voti dati nell’ambito delle attività rivolte a fornire all’organo consiliare i mezzi indispensabili per l’esercizio delle sue funzioni, con la doverosa precisazione, tuttavia, che non si tratta di una immunità assoluta, in quanto essa non copre gli atti non riconducibili ragionevolmente all’autonomia ed alle esigenze ad essa sottese”.

  2. Avv. Andrea Saccone ha detto:

    Allo stato dell’arte, ogni controllo è demandato ai Componenti dell’Opposizione e, in seconda battuta, all’opinione pubblica che dovrebbe essere stimolata dagli Organi di Informazione: a mio avviso, è evidente che sussiste qualche prassi, consolidata nel tempo, che impedisce ad ognuno di svolgere il proprio ruolo.

  3. antoninocasesa ha detto:

    complimenti prof. c’è da azzerare l’Italia

  4. EFFEGI ha detto:

    La cosa bella dei politici, nel momento in cui vengono trovati con le mani nel sacco, trovano subito la soluzione: dobbiamo essere più trasparenti, eliminare gli sprechi, etc……Però alla conclusione dei fatti i soldi perchè non li tornano indietro e poi allontanati da politici e da qualsiasi incarico?

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