Non c’è forma migliore di autorità dell’esempio

di | 21 Gennaio 2011 Leggi

Disse un famoso saggista, al quale avevano domandato di esprimere un giudizio su di un noto personaggio, che non era possibile rispondere alla domanda prima che il personaggio in questione fosse uscito di scena; ed aggiunse, per chiarire meglio il concetto: è proprio il modo con il quale una persona esce di scena che influisce sul giudizio che se ne può dare.

Il principio in questione vale anche per Berlusconi. Non so se egli uscirà di scena dopo i recenti eventi. Probabilmente no, non solo perchè in breve tempo lo seppellirebbero vivo senza tanti complimenti, ma anche per non darla vinta alle Procure che da tempo gli danno una caccia spietata. Ma la sua uscita di scena se non è imminente, è ormai prossima, non foss’altro che per semplici ragioni anagrafiche, oltre che per il continuo logoramento subito negli anni.

La vicenda del caso Ruby, al di là degli sviluppi giudiziari, non rimarrà comunque senza conseguenze, pur in un Paese che ormai sembra rassegnato a metabolizzare tutto in breve tempo, anche perché, a dispetto di quel che si è detto in questi giorni, non è comparabile ad altre vicende analoghe (tipo il caso Noemi, la quale chiamava Berlusconi disinvoltamente con l’appellativo di “papi”, che rivelò una certa propensione del premier verso il mondo delle minorenni, od il caso D’Addario, che rivelò la facilità con la quale una escort, armata di registratore, poteva entrare nelle residenze private di Berlusconi).

Quel che trovo del tutto incomprensibile e comunque inescusabile è che Berlusconi, nonostante fosse stato ampiamente preavvertito della pericolosità del suo comportamento privato (attraverso i già citati casi di Noemi e della D’Addario), abbia imperterrito continuato, ulteriormente ampliando i rischi e le probabilità di ricatto (non limitandosi ad ospitare nella propria residenza di Arcore, sia pure per feste private, qualche singola escort, ma frotte di ragazze che, come risulta dalle intercettazioni telefoniche, appartenevano alle più varie estrazioni sociali ed ai più disparati Paesi: si passava dalle venezuelane alle russe, per finire poi alle immancabili brasiliane).

Ho cercato di comprendere le ragioni di tale comportamento, che non credo derivi da un inconscio desiderio di “cupio dissolvi”, e l’unica spiegazione che sono riuscito a darmi è stata questa: l’arroganza che, negli uomini potenti ed attorniati da tanti adulatori o da finti amici, finisce per far credere loro che sia possibile far tutto.

Certo è paradossale vedere un uomo che tiene tanto alla sua immagine pubblica (al punto che si presentò all’inizio della sua “discesa in campo” ripreso da un obbiettivo sul quale era stata apposta una calza trasparente, per sfumare i contorni del viso) e che anche negli ultimi messaggi non ha risparmiato sul cerone, rischiare in maniera così imprudente di perdere l’immagine privata, che – specie per gli uomini politici – non si può facilmente separare dalla prima.

Il problema vero è che in tal modo non solo ha rischiato la sua immagine (pubblica e privata), al punto di essere paragonato – in una intercettazione telefonica da una delle tante ragazze invitate – ad una caricatura del Bagaglino, ma anche quella del nostro Paese.

Molti uomini pubblici nostrani, soprattutto quelli che hanno il raro privilegio di pretendere di passare alla Storia e comunque di rappresentare la Nazione, non si rendono conto del fatto che il loro comportamento deve risultare da esempio per tutti coloro i quali, pur essendo del tutto sconosciuti, tirano faticosamente la carretta e consentono allo Stato di funzionare.

Ora, senza volere fare del facile moralismo, ci dobbiamo chiedere seriamente: quale esempio dà Berlusconi alle nuove generazioni con il suo comportamento? Non mi riferisco qui solo e tanto alle moltitudini di ragazze che affollavano le sue feste private (non necessariamente per ciò stesso da ritenere prostitute, come giustamente rilevato da Ostellino in un articolo di qualche giorno addietro, ma comunque attirate da una facile carriera e da altrettanto facili guadagni), ma anche ai vari personaggi emersi nel corso della vicenda (come la Nicole Minetti, igienista dentale del Cavaliere, organizzatrice delle feste, la quale è divenuta facilmente consigliere regionale della Lombardia – con conseguente indennità di oltre 12.000 euro mensili – non certo per meriti particolari, grazie al sistema del “listino bloccato”).

Il “modello” che ci viene indicato dalla vicenda, così come da tanti programmi che inondano la televisione, è quello del denaro facile, ottenuto senza fatica, senza studio e senza un faticoso lavoro, della speranza del “colpo di fortuna” che permettere di risolvere i problemi personali e della propria famiglia, al pari di una vincita all’enalotto (non a caso così tanti affollano le ricevitorie in occasione di ogni estrazione), della “scorciatoia” che consente di arrivare immediatamente al successo senza meriti personali. E’ questa l’illusione che, molto più di tante promesse di liberalizzazioni mancate, Berlusconi con il suo comportamento personale e con le sue televisioni ha alimentato e continua ad alimentare. Certo, a tutti piacerebbe guadagnare soldi senza fatica. Ma la vita raramente fa sconti a lunga scadenza.

Non mi stancherò mai di ripetere la frase che Cesare Romiti, nel corso di una intervista di qualche anno addietro, disse di avere stampato in un quadretto posto davanti alla sua scrivania: non c’è migliore forma di autorità dell’esempio.

Sono appunto gli esempi, i buoni esempi, che ormai mancano a tutti noi. Ed uno Stato senza esempi, è uno Stato destinato inesorabilmente alla dissoluzione.

Il principio non riguarda solo Berlusconi, ma anche, per rimanere sempre al caso Ruby, la Procura di Milano. A fronte di tanti cittadini che ogni giorni subiscono reati, anche gravi, che messaggio dà una Procura che spiega tanti uomini e mezzi per indagare la vita privata di Berlusconi fin dall’inizio dell’anno scorso (e quindi ben prima che si concretizzasse – ammesso per un attimo che si sia concretizzato – il contestato reato di concussione), se non quello di utilizzare la giustizia per il perseguimento di compiti che sembrano diversi da quelli ordinari?

E’ sufficiente riflettere su questi interrogativi, per rendersi conto che tutti i personaggi della commedia Ruby, che tuttavia rischia di divenire l’ennesima tragedia per l’immagine dell’Italia, sono sopra le righe e che occorre voltar pagina, tornando ad esempi positivi da indicare a tutti gli italiani, soprattutto alle nuove generazioni.

Il tornado di Mani pulite aveva alimentato in tutti noi tante speranze ed illusioni. Ma se è questa è la seconda Repubblica, sarebbe meglio tornare agli albori della prima.

Giovanni Virga, 21.01.2011

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Category: Società

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