La lunga memoria di Internet (a proposito della pubblicazione on line delle dichiarazioni dei redditi 2005)

di | 1 Maggio 2008 | 6 commenti Leggi

Negli ultime 24 ore non si fa che parlare della pubblicazione nel sito dell’Agenzia delle entrate dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi di tutti i cittadini italiani dell’anno 2005, prima disposta dal viceministro Visco e poi sospesa dal Garante dei dati personali.

I giornali, nelle loro versioni intenet, si sono subito buttati a capofitto sul ghiotto argomento, aprendo dibattiti, forum e sondaggi on line. Si sono anche dedicati ampi articoli per illustrare i sistemi previsti in materia all’estero (v. in particolare gli articoli del Corriere della Sera e di Libero).

Si è assistito pure ad un singolare contenzioso tra il Ministero dell’Economia, in persona del viceministro Visco (il quale ha sostenuto che la pubblicazione era stata autorizzata dal Garante della privacy) ed il Garante stesso (che, sconfessando Visco, è intervenuto con un rapido provvedimento, il cui testo è riportato anche in questa rivista, per ordinare la sospensione della pubblicazione).

Nessuno finora ha ricordato, tuttavia, che l’argomento era stato già trattato con diversità di toni ed a parti opposte, appena un anno e mezzo addietro, allorchè gli organi di stampa diedero notizia che alcuni sconosciuti avevano consultato tramite il sistema di anagrafe tributaria le ultime dichiarazioni dei redditi dell’attuale Presidente del Consiglio Prodi e di sua moglie Flavia.

Per fortuna c’è internet che ha memoria lunga.

Internet infatti non solo consente di apprendere le notizie con tempestività (non a caso i primi a dare la notizia dell’avvenuta pubblicazione delle dichiarazioni del 2005 sono state le versioni on line dei principali quotidiani, tant’è che è andato subito in tilt il pur potente server del Ministero dell’Economia; il provvedimento del Garante che ha ordinato la sospensione delle pubblicazioni è intervenuto quando già da diverse ore, per semplici motivi tecnici, la pubblicazione era stata sospesa), ma consente anche di ricercare le notizie passate, delle quali ci siamo apparentemente dimenticati.

E’ a dir poco comico rileggere gli articoli che si scrissero in occasione della scoperta della consultazione – da parte di appena trenta soggetti – delle dichiarazioni dei redditi di Prodi (v. per tutti l’articolo del 26 ottobre 2006 del quotidiano “La Repubblica” intitolato “Prodi e la moglie spiati per due anni. Sotto controllo 20 personalità”).

In quel caso il centrosinistra si stracciò le vesti, dicendo che era un’indecenza che alcuni ignoti soggetti avessero consultato le dichiarazioni dei redditi di Prodi e consorte. E, come risulta dal menzionato articolo, la Procura della Repubblica in quella occasione ordinò ben “250 perquisizioni in tutta Italia presso i domicili dei sospettati e in diversi uffici pubblici”.

Umoristiche suonano infatti, alla luce dei recenti eventi, le dichiarazioni di allora di Silvio Sircana, portavoce del Premier, il quale tra l’altro dichiarò: “Siamo sconcertati e profondamente turbati per la notizia di controlli abusivi e ‘mirati’ nei confronti del presidente del Consiglio e della sua famiglia, vicenda che coinvolge altri personaggi istituzionali e cittadini la cui vita personale sarebbe stata indecentemente setacciata negli ultimi due anni al fine di rilevare irregolarità che, per quanto riguarda il presidente Prodi e sua moglie, si sono rivelati lavoro inutile e, come emerge oggi, controproducente“.

Ancora più paradossale suona l’intervento di allora del viceministro Visco (lo stesso che fin dal gennaio del corrente anno aveva già predisposto la pubblicazione di tutte le dichiarazioni dei redditi del 2005 e cioè non solo di quelle relative ai personaggi pubblici e che svolgono compiti istituzionali come il Presidente Prodi, ma anche dei comuni cittadini), il quale tranquillizzò subito gli italiani, affermando che è “sicuro il sistema sull’accesso e sulla consultazione dei dati“, dato che ad esso “possono accedere e operare sui dati solo soggetti abilitati“; ha aggiunto a tal fine che “ogni accesso e operazione di qualsiasi tipo, viene registrata dal sistema e la registrazione conservata per 10 anni con l’indicazione di chi ha effettuato l’accesso: funzionario del ministero, Dia, Guardia di Finanza. Se soggetti abilitati hanno usato in modo improprio o illegale i dati consultati, questo è materia di indagine della magistratura, ma non mette in discussione i criteri di sicurezza nell’accesso all’Anagrafe Tributaria”.

Dichiarazioni che si commentano da sole alla luce dei recenti fatti.

Si tratta di una ulteriore dimostrazione che nel nostro Paese, come disse tanto tempo addietro Flaiano con una famosa frase magari ormai abusata, la situazione è grave ma non è seria.

Giovanni Virga, 1° maggio 2008.

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Category: Imposte e tasse

Commenti (6)

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  1. Enrico ha detto:

    Grazie Professore,
    per il suo illuminante articolo.
    Aggiungo quanto è stato pubblicato oggi sul quotidiano più diffuso in Italia del quale- per non fare pubblicità- non dirò il nome.
    Grazie a Internet ( perr to perr) si possono comunque scaricare i dati.
    Utilizzando eMule, digitare nel campo di ricerca il codice del Comune interessato, previo ricerca del codice al seguente indirizzo del Ministero:
    http://www.agenziaentrate.it/ilwwcm/connect/Nsi/ModulisticaAP/Modelli+di+dichiarazione/2005/UnicoPF/UnicoPF+Italiano/Fascicolo+I/codici

    La verità vi renderà liberi.

  2. luigi ha detto:

    Gentile Professore,
    condivido le sue osservazioni.
    solo Visco e Repubblica possono reclamare che un provvedimento del genere risponda ad esigenze di trasparenza piuttosto che ad un’idea di società in cui l’unico modo per incrementare le entrate fiscali è stimolare il vouyerismo ed istigare alla delazione la povera gente.

  3. Dario ha detto:

    Francamente ritengo fuorviante, per non dire scorretto, accomunare la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti (“ai fini della consultazione da parte di chiunque”), prevista da apposite norme (art. 69 DPR 600/73, art. 66bis DPR 633/72) e disposta dall’autorità competente, con una serie di illeciti accessi ai dati dell’Anagrafe Tributaria, che per inciso non si limita a indicare i dati su imponibile ed imposta, ma contiene una vera e propria radiografia economico-patrimoniale del cittadino (conti correnti, attività finanziarie, immobili, beni mobili registrati, donazioni, successioni, ecc.).

  4. enrico ha detto:

    Non capsico perchè la conoscenza del vero equivalga a delazione.Dopo tutto le dichiarazioni dei redditi vengono affisse da sempre negli appositi spazi di ogni Comune. Dunque sono pubbliche.
    Perchè privare ad un giovene precario di conoscere la notizia secondo cui, per esempio, Beppe Grillo ha dichiarato un reddito annuo di 4 milioni di €uro?

  5. luigi ha detto:

    Dal consentire l’ostensibilità delle dichiarazioni dei redditi al pubblicarle su internet in modo da permettere che chiunque possa visionarle senza lasciare alcuna traccia dell’accesso, penso corra una bella differenza.

  6. LUIGI MORSELLO ha detto:

    Se posso azzardare una riflessione senza incappare nella c.d.”cultura del sospetto”, che sembra essere il passatempo, pardon il perditempo preferito degli italiani, l’impressione che io ho ricevuto dall’affannarsi delle notizie di stampa, compresi i vari blog, è che si voleva far sapere quanto ha guadagnato Beppe Grillo nell’anno 2005.
    Tutto qui.
    La prima reazione scomposta di Grillo ha ulteriormente alimentato la cultura di cui sopra, però l’interessato, che non trovo molto simpatico, siccome dotato anche di una notevole intelligenza mercantile, ha subito recuperato la ‘gaffe’ iniziale, vantando il suo notevole contributo di tasse pagate al fisco italiano.
    La mia personalissima opinione è che solo chi ha qualcosa da nascondere ha motivo di temere dalla conoscenza pubblica della propria dichiarazione dei redditi.
    Mi vengon in mente le c.d. “partite I.V.A.” e i liberi professionisti, ma il loro ‘nemico’ è proprio quella Agenzia delle Entrate, che ha messo in rete la pssobilità di consultazione delle dichiarazioni dei redditi anno 2005, agenzia che non ha tratto nessun vantaggio da tale intervento.
    I lavoratori dipendenti, che sono per obbligo di legge contribuenti ‘virtuosi’, non traggono alcun vantaggio dalla pubblicazione ‘de qua’, come anche non ne trae la delinquenza organizzata, laddove la medesima è padrona del territorio.
    Si è fatto sulla vicenda un inutile can-can e questo dimostra che l’Italia non è un paese serio, non mi pare che lo sia mai stato e penso che non lo diventerà mai.
    Vi sono periodi in cui hanno governato un Einaudi, un De Gasperi, ma la serietà di questi grandi del recente passato non si è travasata nel paese, che di uomini così ne produce uno al secolo.
    Decisamente troppo poco.
    Luigi Morsello

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